Google Maps sperimenta nuovi modi di orientarsi nel mondo

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Potrebbe sembrare la rivincita di quella che negli anni ’60 era una teoria del paesaggio urbano, la psicogeografia, che secondo gli intellettuali che l’avevano elaborata, immaginava lo spazio urbano non dal punto di vita della mera rappresentazione geografica ma dal punto di vista della percezione dei gruppi sociali che vi agivano e di altri fattori interpretativi che poco o nulla avevano a che spartire con la scientificità della rilevazione del terreno e delle mappe.

Così Google ha scoperto che le sue mappe, in un territorio come l’India, non funzionavano perchè facevano riferimento ad un orientamento basato sui non di vie e piazze che però nessuno, nelle grandi metropoli indiane usa, preferendo altri riferimenti visuali, come la vicinanza ad alcuni centri commerciali piuttosto che, ad alcuni negozi o locali rappresentativi.

In pratica, è più facile che chiedendo la strada una persona vi indichi di girare a destra dopo la quarta stazione di benzina che incontrate piuttosto che indicarvi il nome della via.

Ciò ha fatto si che Google Maps stia tentando di elaborare una mappa visuale adeguata al modo in cui la popolazione vive e si orienta nella città, comprendendo appunto come indicazioni anche quei segnali visuali che vengono maggiormente utilizzati come elementi distintivi di una località o di un percorso.

Per far ciò Google Maps ha dovuto riferirsi ad una ricerca molto approfondita fatta di domande, questionari e osservazioni tra la gente presente sul territorio, che potessero offrire all’utente delle mappe lo stesso tipo di modo di orientarsi utilizzato comunemente dalla popolazione.

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