Google sulla censura in Internet

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Il problema della censura online sta diventando sempre più pressante e, come riporta Google nel suo blog ufficiale, sono sempre di più i governi degli stati dove il gigante di Internet opera che tentano di mettere il bavaglio alle informazioni scomode.

Secondo OpenNet, citata nel blog di Google, i governi che impongono la censura a ciò che passa su Internet sono passati da 4 nel 2002 a 40 nello scorso anno, una tendenza che purtroppo è destinata a crescere mano a mano che gli utenti della rete aumentano esponenzialmente. Ciò ha fatto si che Google stessa abbia voluto ribadire quali sono le linee guida che sottostanno alle sue scelte se accettare o meno l’oscuramento di un sito nei suoi vari servizi.

Il motore di ricerca di Google, secondo le affermazioni dell’azienda statunitense è lo strumento meno censurato di tutti, perchè, secondo la politica aziendale, si limita a presentare link ad altri siti web.

Con alcune eccezioni, come la pedo-pornografia, la presenza di malware o spyware certificata oppure quando i siti linkati possano presentare dati personali sensibili come il numero della carta di credito.

Analoghe censure nel motore di ricerca sono in vigore anche in Europa dove per esempio le leggi locali proibiscono contenuti pro-nazismo, mentre in altri paesi, come in Germania o in Corea, Google ha scelto di attivare la funzione “Safe Search” di default, per impedire ai bambini l’accesso a materiale ritenuto inappropriato.

Google sta valutando, si dichiara inoltre nel post, se mantenere la sua presenza fisica in paesi come la Cina o il Vietnam che impongono una censura politica persino nei motori di ricerca.

Discorso diverso invece per altri servizi di casa Google, come YouTube o Blogger, per la quale la policy sulla pubblicazione o meno di contenuti viene valutata in base alle linee editoriali della comunità. Su Blogger per esempio sono accettati blog anche con contenuti pornografici, mentre su YouTube la pornografia è bandita anche per i maggiorenni.

Un esempio curioso di come agisce Google viene citato nel caso della Turchia, che due anni fa aveva chiesto a YouTube di censurare tutti quei video in cui in qualche modo venisse insultato Ataturk, considerato il fondatore della nazione turca.

Google in questo caso aveva accettato di eliminare su YouTube turco i video incriminati, ma aveva però rifiutato di censurarli anche sul resto della rete mondiale, ribadendo che le leggi applicabili in Turchia non valessero fuori dai suoi confini nazionali.

Google afferma che nel caso in cui una ricerca presenti l’esclusione di qualche fonte per motivi di censura dove possibile tenta di renderne consapevoli gli utenti, in modo che essi possano almeno avere presente che i dati che stanno consultando possono essere incompleti.

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